CASA EDITRICE SALANI


BIBLIOTECA DEI MIEI RAGAZZI: LE VARIAZIONI EDITORIALI


La Casa Editrice Salani apportò due grandi variazioni editoriali alla BMR: una sin dal 1931, quando sostituì le prime quattro copertine disegnate sul modello francese con le nuove copertine appositamente commissionate ad illustratori del momento, riuscendo in tal modo a produrre una collana moderna e attraente; la seconda nel primo dopoguerra, quando sostituì otto titoli di stampo fascista con altri di importazione; la terza modifica, anch'essa evidente, fu la sostituzione di alcune copertine con quelle di altro illustratore (vedi le pagine COPERTINE 1-49 e COPERTINE 50-99).
Tuttavia, per motivi che possiamo solo supporre, le edizioni successive alla prima per alcuni titoli furono in vario modo modificate; ci interessa elencare in questa pagina le variazioni editoriali interne, di cui non sempre il collezionista è al corrente. Di seguito diamo notizia delle variazioni editoriali che siamo riusciti ad individuare finora, che possono essere grafiche (es. cambio di illustratore per le vignette interne, lasciando la medesima copertina) o più spesso di italianizzazione dei nomi; queste ultime interessano i volumi di provenienza francese e si danno in ottemperanza alle direttive fasciste tra il 1939 e il 1943, si pensa per il controllo editoriale del MinCulPop che prevedeva l'italianizzazione di tutti i nomi propri.
Inoltre, nel dopoguerra, nei romanzi italiani sopravvissuti vengono eliminati tutti i riferimenti al Duce e al fascismo.


L'EREDE DI FERLAC/FERRALBA

L'erede di Ferlac, 1931, pag. 101
L'erede di Ferralba, 1941, pag. 105

La scena è diversa sia nell’abbigliamento delle persone sia nella vettura stessa:
si era sentita l’obsolescenza dell’illustrazione fin dal decennio successivo


PER L'ONO
RE DI ROCCABRUNA

Per l'onore di Roccabruna, 1940, pag. 144
(VERSIONE 1: quattro dollari)
Per l'onore di Roccabruna, 1943, pag. 143
(VERSIONE 2: cento lire)


Per l'onore di Roccabruna, 1951, pag. 143
(VERSIONE 3: non si cita il compenso)

IL VIAGGIO DI MIMOSA



Il viaggio di Mimosa
ill. originali di
di
Raoul de La Nézière


Il viaggio di Mimosa
ill. successive di
di Caterina Fligg

SIM, RAGAZZI ABISSINO

Sim, ragazzo abissino, 1939
pag. 7
ill. di Carlo Chiostri
Sim, ragazzo abissino, 1942
pag. 7
ill. di Giovanni Faorzi

Sim, ragazzo abissino, 1939
pag. 79
ill. di Carlo Chiostri
Sim, ragazzo abissino, 1942
pag. 79
ill. di Giovanni Faorzi

C'ERA UNA VOLTA UN PAGGIO

C'era una volta un paggio
1937, pag 127
C'era una volta un paggio
1947, pag 127

GUARDIANI DEL FARO



1937, ill. interne di Guydo

1937, pag 51


1955, ill. interne di Ugolini

1955, pag 51

LODOLETTA E BARBABLU'

Lodoletta e Barbablù, 1941, pag. 27
ill. di R. de La Nezière
Lodoletta e Barbablù, 1948, pag. 27
ill. di Roberto Lemmi

IL BRACCIALETTO INDIANO



Il braccialetto indiano, 1938
(pag. 138 e pag. 145):

nelle edizioni successive
gran parte del testo è stato eliminato
e anche la figura a ds.

GIORGIO PICCHIA, CALCIATORE

Giorgio Picchia,
calciatore,
front 1939
Giorgio Picchia,
calciatore,
front, 1949

AVANTI AD OGNI COSTO!

L'ultima illustrazione in comune alle due edizioni, firmata R. (pag. 143)
Il capitolo XXV, totalmente eliminato
Avanti ad ogni costo!, 1940


L'immagine del saluto fascista di Totò in conclusione del romanzo.

LA COLLANA DEL MAGNIFICO

La collana del magnifico
1943: Cap VI, pag. 33
La collana del magnifico
1953: Cap VI, pag. 29

La collana del magnifico
1943: Cap XIII, pag. 87
La collana del magnifico
1953: Cap XIII, pag. 75

 


N°3, OTTO GIORNI IN UNA SOFFITTA (Huit jours dans un grenier, 1929). La prima edizione Salani riporta i nomi tradotti letteralmente, sicché il secondo dei tre fratelli, Alain, viene chiamato Alano, almeno fino al 1938; nel 1941 questi diventa Paolo. Allo stesso modo, la signora d'Aufran diventa la signora Alfieri e la vecchia Duflet "nonna Giulia". Da notare che nell'edizione originale la governante Maria dà del voi al maggiore, chiamandolo "signor Francesco", mentre nell'edizione riveduta gli dà del tu, come ai fratelli minori.

N° 4, L'EREDE DI FERLAC, poi L'EREDE DI FERRALBA (L'héritière de Ferlac, 1923). Primo dei due romanzi di M. Bourcet, collegati tra di loro poiché vi compaiono gli stessi personaggi, viene tradotto fedelmente dal francese, compresi luoghi e patronimici, salvo trasformarsi ben presto in un romanzo diverso e per titolo e per copertina (sono ben tre). Nella seconda versione sono state apportate al testo alcune variazioni editoriali interne. Nella prima edizione del 1931 i nomi sono rimasti quelli originali, e ciò consente di comprendere meglio la trama, che nell’edizione successiva (L’erede di Ferralba, 1941) risulta alquanto oscura, soprattutto per dei fanciulli che poco o nulla possono sapere delle usanze estere in materia di nomenclatura degli ordini nobiliari. Editta non sa di essere in casa dei propri genitori, tenuta come damigella di compagnia, perché costoro hanno cambiato nome poichè il padre aveva ereditato il titolo e il nome da uno zio deceduto, come si usa tuttora in Gran Bretagna: cioè da conte di Ferlac è diventato lord Swensengham. Il fatto succede esattamente al momento del suo ritorno dalle Colonie (anzi, l’aver ereditato una fortuna è il motivo del ritorno, e il fatto che la nave faccia naufragio è il succo della trama del romanzo), sicché Editta non ritrova il suo nome tra gli scampati, perché Swensengham è un nome che non le dice nulla. Ma il lettore ha capito tutto: a patto di leggere L’erede di Ferlac, dove ciò viene spiegato; ne L’erede di Ferralba tutta questa logica spiegazione per il mutamento di nome viene bellamente saltata. Tutti i nomi vengono mutati: Lady Swensengham diventa la contessa Flamini, Editta, che assume il nome di suo padre per presentarsi come damigella di compagnia, diventa Editta Andrei invece di Editta Aubry; cambiati tutti i nomi dei personaggi minori, e i luoghi: spariti Parigi e Lione, compare Lobello (che ritroveremo nella versione italianizzata del secondo romanzo della Bourcet). Il nomignolo con il quale lady Swansengham ricorda la figlia che crede morta è Diletta, ma chissà perchè nella versione Ferralba diventa Gioia. L’edizione Ferralba commette infine un peccato d’omissione. La contessa, al momento di accomiatare Editta che deve ritornare in treno al convento, le dona dei cioccolatini e due ‘giornali illustrati’. Nell’edizione Ferlac i due giornali illustrati sono ‘due numeri della settimana di Susetta’.
L’edizione Ferralba anteguerra mantiene le medesime illustrazioni dell'edizione Ferlac, tranne una, quando Editta, ferita, viene portata via in ambulanza; l'edizione Ferralba degli anni Cinquanta ha tutte le illustrazioni interne rinnovate, di Squillantini come la copertina.

N°12, IL REGNO DI CENERENTOLA (Le regne de Cendrillon, 1924). Nella prima versione (fino al 1941) a pag. 28 il capitolo III si intitola "L'uscita dell'ambasciatore di Francia", Luigi XIII, che nel dopoguerra diventa "L'uscita dell'ambasciatore di Romelia", Enrico XIII. Dell'ambasciatore in questione, il marchese di Bercenay, varia la grafia del nome. Ma la cosa più divertente è che a pag. 6 viene minutamente descritta la regina e il suo abbigliamento, comprensivo di un paio di manopole "di punto d'Inghilterra", che nel 1943 diventano ... "a punto Venezia". Null'altro viene variato, se non aver sapientemente eliminato le due nazioni nemiche, Francia e Inghilterra.

N°16, UN PIERROT E TRE BAMBINE (Histoire d'un Pierrot et des trois petites filles, 1928). Nell'originale si parla di Russia e di "orrori della rivoluzione", che nella versione del dopoguerra diventano rispettivamente un paese asiatico e gli "orrori della guerra".

N°17, PER L'ONORE DI ROCCABRUNA (L'étoile de Navailles, 1925)
. E' uno dei pochi testi che gode di ben tre versioni differenti. Nella prima versione, quella che mantiene fedeltà di luoghi e di patronimici, il malvagio intendente, Bertrand, è un "povero belga rovinato dalla guerra", Carlo Wiehmann, e ciò viene svelato quando Maria Rosa trova il portafogli nella torre del nascondiglio e legge la lettera che deve salvare il cugino. Ciò viene mantenuto almeno fino al 1940, mentre successivamente Bertrand diventa un "povero svizzero decaduto", ovvero Carlo Ripont. Poiché possediamo l'originale francese, possiamo evidenziare come il malvagio non sia né belga né svizzero, bensì tedesco, Karl Wiehmann, e nella lettera si faccia riferimento non ad una generica "nostra patria", ma alla "grande Germania". Il motivo di questa censura ci pare ovvio. Tuttavia il traduttore frettoloso dimentica a pagina 124 la parola "tedesco" riferita a Wiehmann.
Nella seconda versione del testo, nelle ristampe a partire dal 1943, i luoghi ed i nomi degli altri personaggi vengono italianizzati: infatti la narrazione originale, situata ad Aix-les-Bains, viene localizzata in un fantomatico Portogaio, e ritroviamo Editta Swensengham mutata in Editta Flamini, Pietro Bretonnet mutato in Pietro Galimberti, Armando e Liliana di Aigueverte mutati in Lorenzo e Liliana dei Lauri, l'amico di Guido Raimondo di Pérougel mutato in Raimondo del Guado. La famosa invenzione di Guido, causa di tutta la vicenda, è destinata nell'originale ad essere inviata al Ministero della Guerra, mentre nella seconda versione questo diventa semplicemente il Ministero dell'Aeronautica.
Ovviamente, la Atlantica Film, compagnia cinematografica dell'americano Stanley, diventa la Compagnia Cinematografica Eletta, diretta dal romano signor Romei; il nomignolo che Maria Rosa assume per farsi scritturare dalla Atlantica Film, Lilietta Breune, viene mutato in Lilietta Brevità, e perfino il cane, il Terranova che aiuterà Maria Rosa a fermare il malvagio, dall'originale Visnù (Vichnou) diviene Leone.
Leggendo i due testi, appare evidente che si tratta di due distinte traduzioni dal francese, poiché, qui e là, alcune parole o semplici frasi vengono variate. A titolo di esempio valga il paragrafo alle pagg. 10 e 11: nell'edizione 1940 si legge "..sormontata da un'enorme farfalla di velo e di fiori che palpitando nella brezza, pareva batter le ali. Quel piccolo equipaggio era trascinato...." In quella del 1943 "...sormontata da un'enorme farfalla di velo e di fiori che palpitando alla brezza, sembrava battesse le ali. Quel piccolo equipaggio era trascinato..."

E dal 1943 sparisce la "piccola Ghita", la figlia del malvagio.
Sorprendentemente esiste una terza versione editata negli anni Cinquanta (la nostra copia è del 1951) dove viene mantenuta la seconda versione con la lodevole variante del compenso che il regista offre a Maria Rosa, che dai quattro dollari originali passa a cento lire e poi scompare del tutto.

N°18, IL VIAGGIO DI MIMOSA (Le voyage de Mimose, 1920). Il testo non è stato modificato, ma in una delle tante riedizioni del dopoguerra (quella del 1955) le immagini sono state completamente ridisegnate da Caterina Fligg.

N°20 , LUPO, CI SEI? (La jolie dame en rose, 1932). Le prime edizioni, almeno fino al 1936, riportano i nomi originali (Luigi di Salvraines, Pierina di Kerlor, il bosco di Bréhat), e Kermadec, cioè il cognome della famiglia, che dà il nome anche al possesso, come d'uso in Francia. Possesso che si trova in Bretagna poiché, come tutti i patronimici bretoni, inizia per Ker. Ma nel 1941 l'italianizzazione dei nomi e delle locazioni trasforma Kermadec in Ceriana (e Luigi di Salvreno, Pierina di Cherlaro, il bosco del Cerro). Rosanna, quando fugge, va in Inghilterra: "…quando leggerete questo biglietto sarò lontana e il mare ci separerà". Ambientato in Francia, è ovvio che la Manica separi i due Paesi, ma nella versione italianizzata Rosanna fugge inspiegabilmente in Spagna … che non è precisamente "separata" dall'Italia dal mare: è evidente l'imprecisione di chi "aggiustava" i testi.
Poco più avanti nel testo, tutti i luoghi costieri che Rosanna vede dalla nave, e la narrazione della traversata, vengono totalmente cambiati in quanto non è la traversata della Manica che la fanciulla compie, perché si è imbarcata a Genova (al posto di Saint Malo) con destinazione Barcellona. Quindi la signorina che l'accompagna, Miss Murray, diventa la senorita Martinez; il piroscafo, il Saint-Briac, diventa il Santangelo; etc.

n° 21, LA TRIBU' DEI CONIGLI SELVATICI (La tribu des lapins sauvages, 1932). Nel testo anteguerra Giannetto, Paola e Carlo finiscono con la macchina fortunosamente guidata da Giannetto nel pagliaio di una fattoria che appartiene al "podestà": nell'edizione del dopoguerra il podestà diventa "il sindaco".

n° 22, AVVENTURE A LIETO FINE (La tutelle de cousine Linotte). Nel testo anteguerra l'ingegner Mariani, che ha bisogno di soldi extra onde mandare la moglie convalescente a passare un periodo in alta montagna, annuncia ai figli (pag. 9) di aver accettato un lavoro "in colonia": e qui, sul "suolo affricano" (pag. 146) davanti "all'accampamento del cantiere", gli vengono portati dal suo "servitorello indigeno" due telegrammi che annunciano la riconciliazione col duca De Rosa e il suo pronto rimpatrio. Dopo la guerra la storia è naturalmente immutata ma l'ingegnere spiega ai suoi bambini che andrà a lavorare "lontano": e " lontano" davanti a una "casa" si trova quando riceve i due telegrammi portatigli da "un contadinello".

n° 25, IL CASTELLO DI GHIACCIO (Le Manoir de glace). Uno dei tre libri che gode di tre diverse copertine. La terza edizione, con copertina firmata da Loredano Ugolini, riporta all'interno disegni di Caterina Fligg in sostituzione degli originali di Raffin.

n° 26, IL TESORO MERAVIGLIOSO (Le trésor merveilleux, 1926). Nell'edizione anteguerra Carlo è definito "balilla": dopo la guerra il ragazzino diviene un esploratore degli Scouts.

N°27, SIM RAGAZZO ABISSINO. La prima edizione interna viene illustrata dal Chiostri, mentre le edizioni successive da Giovanni Faorzi, mentre la copertina rimane la stessa. C'è un motivo per questa sostituzione? Nessun cambiamento di testo fa supporre una revisione del romanzo, che peraltro nel dopoguerra viene sostituito.

N°32, C'ERA UNA VOLTA UN PAGGIO (Il était un petit page, 1932). Nell'edizione anteguerra le date scoperte da Pasquetta nella grotta sono relative alla Prima Guerra Mondiale: 1915, 1917, 1918 (pag. 127); nell'edizione del dopoguerra è stato fatto un aggiornamento: le date si riferiscono alla Seconda Guerra Mondiale (peraltro appena terminata ...). Null'altro viene variato, salvo nell'incipit la parola "avvisatore" che nell'edizione del dopoguerra diventa "clakson".

N°36, TRE PER UNO UNO PER TRE (Jeanne, Jeannette et Jeanneton, 1930). Nella prima edizione, pur italianizzata, rimangono alcuni dettagli originali che nelle edizioni successive vengono modificati: il signor Preventi, padre di Gianna, si deve recare a Londra per la sua esposizione (pag. 8), dove incontra il businessman della City signor Jenkins; mentre nel dopoguerra si reca a Barcellona dove incontra il signor Jordan (pag. 54), la cui moglie da Betty diventa Mercedes (pag. 136). A pag. 118 si descrive il bel viaggio che i signori Jenkins/Jordan compiono in Francia e in Val d'Aosta e che terminerà al Padiglione dei Preventi, ma nel dopoguerra la Francia "scompare" dal viaggio. Raccapricciante la variazione dall'originale Courmayeur all'italianizzato Cormaiore. Null'altro viene variato nel romanzo, si compie solamente quella tipica operazione, già vista in Il regno di Cenerentola e Lupo, ci sei?, che prevede l'eliminazione di Francia e Inghilterra dai testi, in genere sostituite rispettivamente con l'Italia e con la Spagna.

N°41, GUARDIANI DEL FARO (Petite épave, 1924).
Nell'edizione del dopoguerra non cambia solo l'ambientazione: anche le illustrazioni (copertina e ill. interne). Le illustrazioni interne delle prime edizioni infatti sono le originali di Guydo, mentre quelle delle edizioni successive alla guerra sono firmate da Renato Ugolini (la firma compare solamente nell'ill. di pag. 21, almeno nella copia in possesso della Redazione, datata 1955).
L'edizione anteguerra rispetta l'originale, sia nell'ambientazione sia nel mantenimento dei nomi, mentre l'edizione del dopoguerra cambia l'ambientazione. Così, la governante inglese di Silvana, "miss Barbara", diventa semplicemente la signorina Barbara, e fin dalla prima pagina ogni esclamazione in inglese viene rigorosamente tradotta ("My dear" diventa "Cara", e via di seguito). Il signor di Carennes, che abita a Parigi, diventa il signor di Carenna, abitante a Roma; e la casa sulla rupe dall'originaria Bretagna: "casa su una rupe di faccia all'isola della Senna" (sic) si trasferisce in Sardegna ("casa su una rupe sulla frastagliata costa sarda"). Naturalmente, anche il nome della vecchia Caterina da Cléder diventa Cledaru.
Non commentiamo sul fatto che in Sardegna in luglio non vi sia l'ombra di un temporale e faccia un bel caldo: dobbiamo avere pazienza e comprendere che "italianizzare" nomi e situazioni era quasi un obbligo.

N°43, LA TELEFERICA MISTERIOSA (1937). La prima edizione riporta qua e là pochi accenni al Regime, che vengono vartiati o soppressi nel dopoguerra: a pag. 36 si parla di "camerati" poi diventati semplici "ragazzi"; a pag. 43 un "alalà" viene cambiato in "evviva"; a pag. 74 il podestà viene trasformato in sindaco. Nel finale, quando i cinque protagonisti vengono encomiati dalle Autorità, nella versione originale si legge di un certo "avanzamento nelle gerarchie giovanili" e di un certo premio proveniente direttamente da Roma, che nel dopoguerra vengono eliminati: sopravvive una non meglio identificata medaglia al merito.

N°44, LODOLETTA E BARBABLU' (Mauviette et Barbe-Bleu, 1931). Le prime edizioni, almeno fino al 1941, riportano le illustrazioni interne originali di Raymond de La Nézière; nel 1948, in edizione postbellica, esse vengono sostituite da quelle più snelle e sintetiche di Roberto Lemmi, mentre la copertina rimane la stessa. Ciò che ci lascia perplessi in queste variazioni è che nell'edizione che si suppone originale c'è una frase in meno nel testo (terza riga, vedi figura), che viene "ripristinata" nell'edizione successiva. Il taglio della frase ci pare dovuto alla figura, che in R. de la Nezière è più ampia, e che viene presa tal quale dall'edizione francese, per poter lasciare il testo con la medesima impaginazione, ma ciò dovrebbe a rigor di logica accadere nella seconda versione, non nella prima! Ciò significa che nella versione successiva, quella illustrata da Lemmi, il testo viene ripristinato com'era nell'originale. Insomma, un poco di confusione editoriale.

N°47, IL BRACCIALETTO INDIANO (A la conquête du mystérieux donjon, 1928). Nella prima versione, quella che mantiene fedeltà di luoghi, le due sorelle sposate in India dai fratelli di Frassineto sono due principesse indiane, che nella versione del dopoguerra diventano le figlie di un ingegnere italiano. Ciò sposta leggermente il senso del romanzo, rendendo poco chiaro al lettore il perchè degli avvenimenti tragici che avvennero laggiù e soprattutto le note caratteristiche della protagonista Lia, dotata di "grandi occhi neri, occhi da orientale" e capace di "dimostrarsi caparbia oltre ogni dire".
Nella versione anteguerra dunque la zia ritrovata si chiama Mahor (poi Marina) ed era la maharani di un piccolo regno, per cui anche la figlia e la nipotina, entrambe di nome Leilah, sono delle principesse. Il capitolo XVII viene tagliato, eliminando le spiegazioni degli avvenimenti e la frase conclusiva (corredata da illustrazione) del piccolo Nino. Complessivamente l'edizione originale ha 154 pagine contro le 152 della versione sostitutiva.


n° 49, IL CIRCO BARLETTA (P'tit Oiseau, 1929). Nella versione anteguerra Luca è un balilla moschettiere (pag 77): nel dopoguerra diventa "capo pattuglia dell'A.S.C.I". Inoltre Flora, madre di Luca, è creola, un dato che rimane invariato; poichè il testo è italianizzato, essendo passata l'ambientazione dai dintorni di Parigi a Firenze, Flora è diventata italiana, e la cosa non ha senso: per definizione i "creoli" sono i francesi nati nelle colonie o tutt'al più gli spagnoli: non gli italiani.

N°52, GIORGIO PICCHIA, CALCIATORE.
Il testo del romanzo viene lasciato tal quale, sia nell'impostazione sia nei dettagli (la narrazione, parzialmente ambientata a Londra, inizia subito prima della Grande Guerra e termina nel 1920, con l'ingaggio del protagonista in una grande squadra calcistica torinese), e salta agli occhi l'ampio utilizzo di nomi e parole inglesi, che - dovute ad un autore di regime - nessuna censura impose di italianizzare, come avveniva invece per le traduzioni. Nell'edizione del dopoguerra vengono eliminati tutti i riferimenti mussoliniani: la frase nel frontespizio, e tutti i riferimenti all'interventismo, che vengono forzatamente cambiati.

N°60, IL MAGO DI VILLA FIORITA (L'homme au pendul de cristal, 1937). Curiosamente differisce solamente la prima pagina tra le due versioni anteguerra (che data fino a tutto il 1941) e dopoguerra. Il romanzo si apre con la trascrizione di ciò che dice la radio, e s'intende che fosse la EIAR: Ente Italiano Audizioni Radiofoniche. I luoghi che il notiziario cita sono, nell'ordine: Monaco, Firenze, Asmara, Firenze, Ginevra. Nella versione del dopoguerra l'ente diventa Radio Firenze, e i luoghi citati sono: Abetone, Firenze, Livorno, Firenze, Ginevra.

N°61, AVANTI AD OGNI COSTO!
La versione originale è di stampo fascista, e alcuni riferimenti a Mussolini sono stati successivamente epurati. A pagina 12 si svelano le origini di Totò, "figlio d'italiani". La frase "Gli Italiani oggi hanno un Capo potente che tiene tutti in rispetto, si chiama Mussolini" nell'edizione del dopoguerra diventa "Gli Italiani sono un gran popolo, un popolo che tiene tutti in rispetto". A pagina 13: "Oggi son passati dodici grossi idrovolanti italiani, comandati da Italo Balbo" diventa "Oggi son passati dodici grossi aeroplani italiani".
Il racconto avventuroso della fuga di Totò in compagnia dell'amico Zeno rimane lo stesso; in conclusione, tuttavia, ricompaiono gli accenni entusiastici al regime: A pag. 116 una commossa invocazione di Totò recita: "- Finalmente potrò veder l'Italia! La mia bella Patria, i miei cari genitori! Potrò veder il grande Duce e salutarlo così, romanamente, col braccio levato in alto, come in un giuramento di fede e di lealtà! Viva l'Italia! Viva il Re! Viva il Duce! - E rimase alcuni istanti col braccio alzato nel virile saluto romano." Invocazione che nell'edizione epurata ha tutt'altro tono:
"- Finalmente potrò veder l'Italia! La mia bella Patria, i miei cari genitori! Ma li ritroverò? Mi vorranno bene? Avrò dei fratelli e delle sorelle? Oh, la mia bella Italia! La mia famiglia! -"
La conclusione è assai diversa. L'ultima pagina che le due versioni hanno in comune è la 143, dove compare inoltre la sigla R. dell'illustratore. La versione epurata conclude sbrigativamente in due paginette la riunificazione di Totò con la famiglia, e viene aggiunta un'ill. mancante nell'originale, che inoltre non ci pare della stessa mano delle altre illustrazioni. L'edizione originale, invece, prosegue il racconto fino alla pagina 150, con l'intero capitolo XXV, intitolato Il premio del Duce, comprendente due illustrazioni, dove Totò addirittura incontra un benevolo Mussolini e gli fa il noto saluto fascista.

N°69, I PICCOLI CAVALIERI DI MALTA. E' uno dei titoli "fascisti" che nel dopoguerra vengono sostituiti; sorge un qualche interrogativo sul fatto che alcune copie riportino il n.71 al posto del n.69 (suo luogo deputato). Come si evince dagli elenchi parzialmente riprodotti qui sotto, tra la numerazione 69 e 75 ad un certo punto ci furono degli scompensi.



I piccoli cavalieri di Malta
del 1942
riporta il numero 71 anzichè 69


N°70, LA COLLANA DEL MAGNIFICO. E' opinione comune che dal numero 70 in poi si tratti di titoli aggiunti nel dopoguerra. In ogni caso, questo titolo è stato pubblicato nel 1943 (quindi in piena guerra) e ristampato poi con diversa copertina. Anche gli interni differiscono, sia nel testo con una diversa impaginazione e piccole modifiche (tal che le pagine complessive sono 174 della prima edizione contro 151 della seconda) sia nelle illustrazioni, che non sono firmate né nell'una né nell'altra edizione. Le figure del titolo e dei primi capitoli sono le medesime, in seguito le illustrazioni sono state affidate ad altro disegnatore, a cominciare dal cap. VI.


ANTICIPAZIONI

Nella seconda e terza di copertina in genere Salani metteva l'elenco della Biblioteca dei Miei Ragazzi aggiornato, o anche gli elenchi delle altre collane (Biblioteca delle Giovinette, I Libri della Gioventù); nelle pagine rimanenti del sedicesimo, metteva le anticipazioni dei titoli di prossima pubblicazione o le pubblicità di altri elementi editoriali. Tuttavia, non sempre le "promesse" editoriali venivano mantenute (basti pensare ai due titoli regolarmente anticipati in quasi tutti gli elenchi e apparentemente mai pubblicati da Salani, cioè I monelli di Valsaline e Il campeggio di Malpelo). La sua strada è forse lo stesso testo poi pubblicato col titolo Il volo della fortuna, e certamente L'ospite di Roccaforte è stato pubblicato al n.27 col titolo di I giganti di Roccaforte nel dopoguerra, al n: 27 per sostituire Sim, ragazzo abissino; al n. 72 andrà Lo sbaglio del quarto piano. Vi è un'altra anticipazione apparentemente disattesa, come il titolo La missione delle Azzurrine riportato al n. 83 in tutti i volumi tra il 1949 e il 1950 e irreperibile nella collana Biblioteca dei Miei Ragazzi (il titolo è comunque pubblicato nella collana Biblioteca delle Giovinette); e infine in un periodo molto breve, intorno al 1942-43, I piccoli cavalieri di Malta fu spostato al n.71 (e negli elenchi molto spesso alcuni numeri non vengono del tutto riportati: a titolo di esempio, l'elenco qui riprodotto da un volume del 1950 non riporta né il n° 79 né il n° 81).


da Per l'onore di Roccabruna, 1943


da L'erede di Ferralba, 1941


da Raff il domatore, 1950


IL SEGNO DI ROMA/RAGAZZI D'ITALIA

Questa è una variazione editoriale alquanto singolare. Salani infatti anticipa una serie in diversi volumi chiamata Il segno di Roma per la collana I libri della Gioventù, che però vede pubblicato solo il primo volume, Un ragazzo contro Cartagine, in una veste editoriale poco accattivante. Da notare che la collana ebbe diverse versioni: la prima consta di pochi titoli, pubblicati pare a caso, la seconda consta di 22 titoli ed è completa (cfr. I LIBRI DELLA GIOVENTU'). Salani pensò quindi di inserire questo ciclo di romanzi nella Biblioteca dei Miei Ragazzi, e lo fece ricominciando dal primo titolo, solo che era già finita la guerra e il finale venne epurato dai canti inneggianti al Duce e sostituiti con canti devozionali. Ma i volumi erano già stati forniti dall'autore, così Salani li pubblicò, rispettando la cronologia ma variando il titolo del terzo volume, che viene anticipato come Il giglio delle catacombe e pubblicato come Le belve dell'Imperatore. Il quinto volume della serie, anticipato come Il castellano di Valfabrizia e mai apparso nella Biblioteca dei Miei Ragazzi, nemmeno sotto altro titolo (infatti l'ultimo volume di Gino Chelazzi rimane il n. 93) era in origine destinato ad occupare il n° 98 (il numero mancante). L'archivio Salani online (ved. il sito www.artivisive.snc.it) riporta la copertina specificando "volume non pubblicato", ma rimane l'interrogativo: il titolo è stato effettivamente pubblicato oppure Salani, data l'obsolescenza del testo, ha deciso di soprassedere e pubblicare solo il n°99?









TESTO:
©
www.letteraturadimenticata.it

©
Anna Levi, Alina di Collefiorito

****

Ringraziamo tutti i collezionisti che vorranno gentilmente segnalarci altre variazioni editoriali interne riscontrate nelle varie edizioni della Biblioteca dei Miei Ragazzi


IL SEGNO DI ROMA/RAGAZZI D'ITALIA


1943
1948
1954
da Roma alla Riscossa, 1954



L'avvertenza e l'incipit di Un ragazzo contro Cartagine pubblicato nella collana
Libri per la Gioventù nel 1943-XXI
(courtesy Biblioteca Marucelliana, Firenze)
Sotto, l'avvertenza e l'incipit dello stesso testo come pubblicato nella collana
Biblioteca dei Miei Ragazzi nel 1953.




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