biografie

ARRIGO E GUALTIERO PIATTOLI


La biografia, di vita e di lavoro, dei fratelli Piattoli è stata esaurientemente illustrata in un articolo pubblicato su Charta al quale rimandiamo. Qui vogliamo integrare quanto pubblicato con ulteriori notizie, commenti, fotografie e alberi genealogici, che per ovvi motivi di spazio non sono stati inclusi nell'articolo qui sotto riportato.

GUALTIERO PIATTOLI: UNO STILE DUPLICE
CHARTA (novembre/dicembre 2022, Anno 30, N° 179)


LA FAMIGLIA

Bisogna riconoscere che la ricerca per cognome "Piattoli" nell'archivio dei Registri Battesimali Opera del Duomo (Firenze) è stata a dir poco eroica: si sono guardati tutti i registri alla lettera P a partire dalla fine della raccolta (1900) per risalire man mano fino a dove si poteva (1600): oltre a questa data è stato impossibile risalire all'indietro (ancorché inutile) poiché nei registri i nati venivano registrati per nome e non per cognome. I nati a cognome Piattoli trovati sono un numero impressionante, e non è stato facile ricostruire gli alberi genealogici di ciascun gruppo familiare, né è stato trovato l'antenato comune: segno che questi deve risalire quantomeno al XV secolo, se non prima. Sappiamo dalla Storia che un massiccio fenomeno di inurbanizzazione avvenne verso Firenze nel corso del XV secolo, favorito dalla stabilità politica dei Medici e dalla conseguente economia traente. Dal contado si calava in città per diventare beccai, bottegai, artigiani e mercanti, e del resto era quello che avevano fatto gli stessi Medici nel XIV secolo, i quali da lanaioli che erano divennero mercanti, banchieri, signori di Firenze e dopo un paio di secoli perfino granduchi. Parliamo di inurbanizzazione poiché in alcuni documenti relativi ai Piattoli del XVII secolo si fa riferimento al Mugello come terra d'origine, e se così fosse per tutti i nuclei familiari, l'antenato comune doveva essere di quella zona. Ma questa è solo un'ipotesi. I dati reperiti certi ci hanno fatto elaborare una decina di alberi genealogici diversi, di cui mostriamo solo quello relativo ad una famiglia di noti pittori (capostipite Raffaello Piattoli), e quello che ci interessa poiché termina con i nostri Arrigo e Gualtiero (capostipite Domenico Piattoli). Nota buffa: a distanza di soli quattro anni nascono nei due rami un Gaetano Domenico e un Domenico Gaetano: tanto per far capire come spesso ci si sia scontrati con le difficoltà dovute alle tante omonimie. Tutti i diversi rami Piattoli risiedono a Firenze in pieno centro, sparsi tra le parrocchie di S. Maria del Fiore, S. Maria Novella, e i più in quella di San Lorenzo. Di seguito rimandiamo alla genealogia completa del ramo che discende da Raffaello, il più noto perché composto da pittori riconosciuti, e quella del ramo che discende da Domenico e che porta ai nostri illustratori Arrigo e Gualtiero, totalmente sconosciuti ai critici che si sono occupati delle loro illustrazioni. I due rami mostrano diversi punti in comune, abitano nel comprensorio di parrocchie contigue, ed è lecito ipotizzare che si frequentassero, almeno fino ad inizio Ottocento.

ALBERO GENEALOGICO DI RAFFAELLO PIATTOLI
ALBERO GENEALOGICO DI DOMENICO PIATTOLI


IL MESTIERE

E' dunque accertato dai documenti (1) che i fratelli Arrigo e Gualtiero di mestiere facevano i "pittori". Tale definizione - scritta nero su bianco nel foglio anagrafico di famiglia di ciascuno dei due - può venire interpretata in molti modi. Siamo nell'Ottocento, e pittori erano coloro che decoravano le case dei benestanti: i soffitti spesso erano arabescati, v'erano sempre delle modanature tra i soffitti e le pareti, o anche nelle pareti stesse se divise in moduli (quando non parate di stoffa o di cuoio); nelle pareti v'erano spesso zoccoli anche alti di colore diverso, e via discorrendo. Tutto ciò veniva affidato ad un "pittore" che avesse un certo gusto, una buona mano, e magari avesse anche frequentato qualche scuola d'arte. Buon mestiere. Un tale artigiano veniva chiamato a inizi Novecento "tintore", ed oggi viene chiamato "imbianchino", e le decorazioni non si fanno più. "Pittore" dunque non è una definizione di mestiere accertata, almeno nel caso dei nostri fratelli: ché se facevano i pittori nell'accezione appena descritta si capisce come facessero a campare la famiglia, ma se erano pittori nel senso moderno del termine, beh, allora non si capisce come abbiano fatto a sopravvivere illustrando otto libri, alcune cartoline, e non lasciando alcun quadro o affresco. Vediamoli sin dai loro inizi.
Accertato che non hanno frequentato alcuna scuola d'arte, poiché non risultano iscritti né all'Accademia di Belle Arti né all'Istituto d'Arte di Porta Romana (2), non rimane che ipotizzare un'infarinatura artistica ottenuta frequentando il Palazzo dei Pittori: una bella sede di studi di artisti che tenevano anche bottega e una "Scuola Fiorentina di Pittura" dove si insegnavano materie come l'ornato (fondamentale per i pittori-artigiani), incisione, disegno, pittura a fresco o anche ad olio. Il Palazzo dei Pittori esiste ancora oggi, si trova in viale Milton.

Il Palazzo dei Pittori di Firenze

Vi sono anche altre ipotesi di scolarizzazione dei fratelli Piattoli: non era infrequente che un pittore di buona fama tenesse a bottega degli apprendisti o addirittura degli studenti paganti: era prassi di molti artigiani-pittori che avevano bottega nella zona delle Cure.
E' certo che in un modo o nell'altro sapessero come disegnare, e che Gualtiero abbia imparato l'ornato: basta vedere il bellissimo diploma che riproduciamo qui sotto.

Certificato di premio firmato G. Piattoli - Firenze, datato 1927.
Le dimensioni sono grandi: cm. 80x100 circa.
A nostra conoscenza, è l'iunico disegno di questo genere,
consistendo la produzione extralibraria di Gualtiero Piattoli prevalentemente di cartoline.
Il foglio venne reperito tra gli arredi della casa di un ingegnere fiorentino, Ezio Landini, messi in vendita dagli eredi.
(courtesy D. Legnani)


LE OPERE

E' opportuno iniziare con i primi due volumi illustrati a firma Piattoli - Firenze. Il più "importante" è Le novelle della nonna di Emma Perodi, pubblicato da Salani nel 1906 (a dx proposto nella ristampa del 1930). Nel frontespizio del volume manca il nome dell'illustratore. Le illustrazioni sono sicuramnente incisioni, ma gli originali sono palesemente disegni acquerellati, e quindi l'incisore non è Piattoli, bensì un impiegato incisore della casa editrice.
Delle Novelle della nonna sono disponibili in visione i disegni originali, conservati presso l'Archivio Storico Salani (3).
Il secondo volume è Patria di Leopoldo Barboni, il primo di quattro volumi editi nella collana Biblioteca Azzurra Bemporad (cfr. le copertine alla pagina AUTORI A-C, alla scheda relativa a Barboni) che trattano dello stesso argomento, i viaggi di un pugno di personaggi e la loro automobile. Nel frontespizio si legge "con 19 disegni di A. Piattoli".
I tre volumi seguenti invece sono firmati G. Piattoli, e la figurazione è alquanto diversa. Ad un raffronto diretto tra i disegni del primo volume della saga automobilistica di Barboni e quelli dei volumi seguenti, salta agli occhi la diversità della mano. Prendiamo il personaggio buffo, Mucillaggine: a pag. 67 dell'articolo pubblicato su Charta si vede come nel volume Patria l'uomo sia rappresentato in tre dimensioni, i chiaroscuri ben marcati, le pieghe delle vesti che danno movimento alla figura, persino una semplice porta dà il senso della profondità; nel volume Patria in Libia lo stesso personaggio viene sì mostrato con le medesime sembianze (baffetti, capelli, calzoni a righine) ma come è diverso!: la figura è tozza quanto l'altra è slanciata, statica quanto l'altra ha un movimento fluido, il fondale è piatto, senza profondità. La prima figura, firmata solamente Piattoli, è sicuramente di Arrigo - come sono di Arrigo le illustrazioni delle Novelle della nonna - mentre la seconda è firmata G. Piattoli. La stessa semplicità si riscontra anche nei volumi seguenti editi per Bemporad, e tutti quasi bidimensionali, privi di prospettiva; nelle cartoline poi, tutte di Gualtiero, questa semplicità viene portata al massimo. Nell'unico volume illustrato per una casa editrice diversa, Nerbini, Gualtiero Piattoli cerca di rendere l'atmosfera cupa del testo con abbondanza di nero, quando l'atmosfera orrifica delle novelle perodiane viene resa da Arrigo solo con la figurazione, senza bisogno di escamotages.
Presso l'Archivio Storico Giunti (3) sono conservati i disegni originali del secondo volume della saga di Barboni, Mucillaggine in Sicilia. A ben guardare sono assai simili: disegni a penna appena acquerellati, e ciò ingenera una certa confusione: di chi sono questi disegni? Li ha eseguiti Arrigo e firmati Gualtiero? Stava forse Arrigo avviando il fratello minore verso l'illustrazione, "collaborando" in un qualche modo alla stessa commessa editoriale? Purtroppo non sono conservate, nelle due case editrici, le lettere di commissione agli artisti Piattoli. Nel terzo volume della saga, A frullo per l'Alta Italia, nel frontespizio si legge "con 8 acquerelli di G. Piattoli e 96 fotoincisioni". Che siano sempre disegni e/o acquerelli d'ora in avanti, anche negli altri volumi, si evince dalla sigla dell'incisore, quasi sempre UZ. Nel frontespizio del Ranocchietto si legge "con illustrazioni di Gualtiero Piattoli" senza specificarne la quantità, e si tratta di disegni, incisore UZ. Questa sigla ricorre anche in Patria in Libia, mentre nel primo volume della saga, Patria, la siglia dell'incisore è tutt'altra: G.U. (vedi ingrandimento). Perché ci occupiamo dell'incisore? All'epoca era piuttosto normale che in tipografia ci fosse un buon incisore pronto a portare su lastra (o su legno) i disegni degli illustratori, che raramente erano anche incisori. Chiunque abbia in casa un volume illustrato dell'epoca può controllare di persona, la sigla dell'incisore, in tutto il volume, ricorre in almeno la metà delle illustrazioni, nell'angolo opposto alla firma del pittore. Raramente la firma dell'incisore è intera, lo fanno i grandi incisori dell'editoria alta, e lo fa Bongini in diversi volumi illustrati da altri. Nel nostro caso è evidente che l'incisore sia un altro, non l'illustratore Piattoli (chiunque sia dei due fratelli), e riteniamo che anche le illustrazioni delle Novelle della nonna, per quanto non sia visibile alcuna sigla, siano state incise (su lastra, non su legno) da qualcuno che non è Piattoli: si confrontino le illustrazioni delle Novelle con i relativi disegni originali conservati nell'Archivio Storico Salani.


UNA VITA MODESTA

Arrigo lascia l'illustrazione perché ha altri progetti. Difficile sapere con esattezza - in mancanza di qualsivoglia documentazione - perché sia andato in Francia, dove viene registrato il suo matrimonio ad Arles. Dai documenti anagrafici non sappiamo nemmeno per quanto tempo vi sia rimasto, e non ci resta che ipotizzare un suo interesse per la pittura d'oltralpe, forse impressionista, o anche per le nuove avanguardie che fiorivano in quegli anni. D'altronde poteva semplicemente esere un commerciante: nessuno ha mai lasciato una testimonianza su quest'uomo, deceduto ancor giovane, mentre di Gualtiero sappiamo che non si è mai mosso da Firenze, dove è attivo cartolinista e vedutista di scorci fiorentini, forse venduti ai turisti di passaggio. Peccato non aver reperito alcun documento di tipo personale (atti notarili, corrispondenza, contratti, etc.) e dal momento che entrambi i fratelli non lasciano eredi diretti, temiamo che non se ne troveranno mai.
Resta il dubbio di come potesse sopravvivere con la sola entrata della vendita delle cartoline, a meno che la moglie non fosse abbiente, e ci si chiede perché mai in soli 30 anni cambi ben sette abitazioni,
in una zona tranquilla nei pressi delle Cure: di seguito mostriamo alcune delle case da lui abitate, almeno quelle ancora esistenti.

Dal 1906 al 1921 Gualtiero Piattoli cambia continuamente abitazione, passando da via Maffei a via Boccaccio, a via Dino Compagni (in due case distinte); dal 1921 abita in via della Palancola. Tutte queste strade sono quasi limitrofe.
Dal 1936 si trasferisce in una zona non lontana, ma più popolare: via Faentina, in due case distinte.
L'ultima, a fronte della ferrovia, non è più esistente.


(1) Per la ricerca anagrafica si ringraziano: Archivio Storico Comune di Firenze, Archivio Storico Comune di Livorno, Archivio Diocesano di Livorno.
(2) Per la ricerca scolastica si ringraziano i responsabili dell'Archivio Storico dei due Istituti citati.
(3) Per la ricerca delle immagini si ringraziano: Archivio Storico Giunti, Archivio Storico Salani. I disegni originali menzionati sono visibili nel sito capti.it.

© Maria Enrica Carbognin, www.letteraturadimenticata.it - ottobre 2023

La calza della Befana

La storia del turbante

La morte di Messer Clone

Il diavolo alla festa

Alcune illustrazioni tratte da E. Perodi,
Le novelle della nonna, Salani,
rist. 1930
(courtesy D. Legnani
e Lia Madorsky)


Leopoldo Barboni, Patria,
Bemporad, 1906,
nel frontespizio si legge
"con 19 disegni di A. Piattoli
"

Leopoldo Barboni, Patria,
Bemporad, 1906,
ill. interna firmata Piattoli - Firenze

V. De Fereal,
L'inquisizione di Spagna,
Nerbini, n.d. (ca. 1920)
cover di Gualtiero Piattoli


V. De Fereal,
L'inquisizione di Spagna,
Nerbini, n.d. (ca. 1920)
ill. interna firmata G. Piattoli - Firenze


La firma "Piattoli - Firenze"
di tutte le illustrazioni delle
Novelle della nonna, di Arrigo Piattoli


La firma "G. Piattoli - Firenze"
di tutte le illustrazion
i
dei tre volumi di Leopoldo Barboni seguenti il primo

Un raro esempio di firma estesa
"Gualtiero Piattoli"
da Le avventure di Ranocchietto
(courtesy Lia Madorsky)


La firma "G. Piattoli - Firenze"
tipica delle cartoline


Firma "Piattoli - Firenze"
in calce alla copertina de
Il Giornalino della Domenica, Anno II (1907) n°49.

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